11 domande che mettono a nudo i fornitori di logistica improvvisati
Stai valutando di scegliere una cooperativa a cui appaltare la tua logistica?
Non farlo prima di aver letto questo articolo
Le 11 domande che mettono a nudo la cooperativa e che ti fanno capire se stai rischiando
Anche se ti sembra seria
Ti spiego questi aspetti portandoli nel concreto di un episodio capitatomi qualche giorno fa, senza tanta teoria.
In questo articolo vediamo alcuni aspetti un pò operativi,
Qualche giorno fa stavo parlando con il responsabile di una cooperativa, di 300 soci lavoratori.
Abbastanza strutturata e seria, almeno così me l’avevano presentata un imprenditore mio cliente che aveva appaltato a loro la gestione del servizio logistico da qualche anno.
Questa cooperativa aveva qualche problema, in particolare nel “farsi pagare” tariffe adeguate.
Quindi rischiava la sopravvivenza e per questo il mio cliente mi ha chiesto di darle una mano, per evitare che questa cooperativa nel medio periodo non riuscisse più a stare in piedi. E di ritrovarsi a pagare per la Responsabilità in Solido del committente
Oltre a questo il mio cliente voleva che dessi un parere un pò dentro all’operatività della cooperativa.
Per capire se facessero le cose con criterio, al di là delle rassicurazione di base che questa cooperativa era già in grado di fornire
(es documenti di regolarità contributiva, contratto applicato ecc).
Voleva evitarsi a tutti i costi un appalto non genuino, con tutto quello che si sente in giro
A questo cliente sono molto affezionato, per cui ben volentieri accetto di vedere di dare qualche consiglio alla cooperativa.
Il responsabile della cooperativa ha iniziato quasi subito a parlarmi di quanto fosse scoraggiante per loro trovarsi di fronte dei potenziali clienti che guardavano solo il prezzo orario per scegliere il fornitore.
“Se vogliamo essere regolari e evitare ai nostri clienti un appalto non genuino, siamo troppo cari”.
E mi riporta la frase tipica che sentivano quasi tutti i giorni quando si proponevano a qualche azienda “Se mi fai meno di quelli che sto pagando adesso, do a voi il lavoro invece che a loro”.
Aveva anche perso 2 appalti importanti proprio per questi motivi recentemente, ed era veramente preoccupato.
Poi mi presenta anche il figlio, anche lui in cooperativa. E un paio di responsabili di appalto.
Capisco che non sono di certo “dei banditi” o degli scappati casa. E’ gente che lavora, sa come gestire un picco di lavoro o una commessa importante.
Ma per loro i clienti erano solamente interessati a “sconti” e per loro l’unico orizzonte di sviluppo possibile è quello di “sopravvivere sperando che cambi qualcosa, che lo Stato faccia qualcosa”.
“Lo Stato vuole che lavoriamo in regolarità evitiamo l’appalto non genuino, ma se facciamo così le altre cooperative di banditi che poi chiudono fra 2 anni ci rubano i clienti”
Poi ha iniziato a lamentare la scarsa fidelizzazione del personale, sempre pronto a contestare e con alcuni “capisquadra” poco fedeli che sono disposti a “vendere” l’appalto ad un offerente migliore.
Specie il persona extracomunitario creava problemi sindacali anche forti e gestirlo era sempre più complesso.
E non facevo fatica a credergli, visto che proprio finchè ero li io si era presentano un signore tunisino molto incazzato a reclamare che gli mancavano “ore sulla busta paga”, mentre la signora che lo ascoltava faticava a dargli spiegazioni.
Insomma, il clima nell’ufficio dove mi hanno ricevuto era molto triste, si respirava una brutta aria.
Poi faceva anche freddo dentro quella stanza e le luci erano un pò funeree.
In apparenza questa persona ha detto tutte cose giuste.
Il settore degli appalti in logistica e delle cooperative è duro, molto duro.
La concorrenza spietata e sempre al ribasso e i committenti a volte è vero che guardano solo “a chi fa meno”.
Che poi facciano rischiare sanzioni e l’appalto non genuino alle aziende committenti, poco importa (almeno finchè non scoppia la bomba, poi sono guai per tutti)
Gestire poi tanto personale non è semplice, specie in condizioni di picco di lavoro o spostamenti da un appalto ad un altro.
E’ settore tosto, non per tutti.
Detto questo, dopo aver sentito le lamentele, ho iniziato a fare qualche domanda per inquadrare meglio la situazione e dare qualche spunto utile.
Dopo le prime domande di rito, comuni, cioè pagamenti regolari, correttezza contributiva verso i soci, ccnl applicati ecc. per assicurarmi che il mio cliente non rischiasse un appalto non genuino, vado un pò più sull’operativo:
- Quanti investimenti avevano fatto nell’ultimo anno in formazione del proprio personale
- Nel concreto, e al di là delle formuline di rito, venivano pagati a risultato (con contratti di appalto regolari, vedi questo articolo per approfondire) o a “ore” (anche se in forma “mascherata”)
- Quale CCNL dovevano applicare nei vari appalti e se il CCNL del committente li obbligava in qualche modo
- Quanti investimenti sulla sicurezza del lavoro
- Se hanno dei sistemi di lavoro standardizzato e replicabili
- Quali innovazioni avessero progettato e testato negli ultimi 3
- Quali strumenti di analisi delle performance utilizzassero per monitorare il livello di servizio offerto ai propri clienti
- Come selezionano il loro personale. Qual è il processo che porta la persona “da zero” a lavoratore inserito
- Quale percorso di selezione dei propri clienti avessero strutturato (anche il cliente, come gli operatori e collaboratori, non può essere “chiunque respiri e paghi”, ma deve essere in linea con gli standard che siamo in grado di offrire e poter avere un beneficio dal nostro lavoro)
- Quali strumenti di incentivazione interna avessero per motivare il personale
- Quali strumenti di correzione interna avessero per evitare che errori, contestazioni o problemi si ripetano
- Quale era la loro % di turnover del personale e dei clienti
- Quali strumenti di misurazione interna avessero per misurare il livello di soddisfazione dei loro clienti e dei loro collaboratori
Ho fatto queste domande al Presidente e ai suoi 2 responsabili operativi, che in apparenza mi sembravano molto sul pezzo per cui mi ero permesso di andare un minimo dentro ai problemi.
Vedere le facce che facevano mentre facevo loro queste domande è stato abbastanza scoraggiante.
Te la dico meglio, ad un certo punto non sapevo se sentirmi fesso io, o loro.
Occhi sbarrati, risposte strampalate, sguardi fuori dalla finestra…
Ora immagina anche il contesto, ufficio buio, freddo, aria “da morti” intorno e fuori dall’ufficio le urla del signore tunisino che diceva “mi avete fregato ore! rubate i soldi! adesso vado dai cobas!”
Ti assicuro che piuttosto che essere lì preferivo stare dal dentista a farmi togliere un dente senza anestesia.
Vedi cosa succede a fare i piaceri 🙂
Ti riporto un piccolo estratto (molto addolcito ti assicuro, sentirle dal vivo è stato decisamente più deprimente) delle risposte che ho avuto. Tolte dai santi del paradiso che tiravano giù quando si andava nel tema “costi di gestione”.
Via col liscio:
“applichiamo il CCNL trasporti e logistica, su tutti i nostri appalti perchè altrimenti rischiamo che se viene un controllo giudichi l’appalto non genuino”.
E quando potevano applicare, in quanto il CCNL del committente non era vincolante su questo aspetto, un CCNL meno oneroso pur regolare, rimanevano vincolati sul contratto più oneroso comunque. Solo su questo punto perdevano 300.000€ ogni anno…
Giusto applicare un contratto regolare e tutelante, ma vuoi proprio spendere più di quanto la legge ti impone saltano e mettendo poi a rischio stipendi dei lavoratori, che per la responsabilità solidale poi tocca ai tuoi clienti pagare?
Già c’è la l’hai dura, se poi ti metti la corda al collo da solo
Se vuoi vedere in quali casi va applicato il contratto trasporti e logistica e in quali no, in questo articolo/GUIDA ne parlo nel dettaglio
“Investimento? Beh, le casacche con il logo, le scarpe anti infortunistica. poi boh, direi le visite mediche e il resto della roba che ci dice la legge…”
“facciamo la sicurezza obbligatoria per legge” ed è “anche troppa, costa un botto e non serve a un c…”
“Sistemi di lavoro che? Facciamo quello che ci dicono i clienti o che ci riesce, cosa dobbiamo avere?” “a parte i computer dell’ufficio perché erano guasti”
“Perché dobbiamo analizzare cosa?” con l’aggiunta di “Ma perché, tanto la gente se non va si cambia” con la chicca finale “al giorno d’oggi non c’ha più voglia di lavorare nessuno” e una spruzzatina dell’evergreen
“Al cliente ste robe non interessano, basta spendere poco e prendono chiunque”. “Al massimo basta che non rischino un appalto non genuino”
Un must, se avessi un euro per ogni volta che ho sentito questa frase tra le cooperative o società che lavorano nella logistica avrei potuto smettere di lavorare anni fa.
E se avessi 5 euro per ogni volta in cui era una totale cazzata e iper cliente finale queste cose avrebbero fatto risparmiare centinaia di migliaia di euro all’anno, sarei ricco.
La selezione del personale, edizione 2020 : curriculum in ufficio e il “collocatore” decide se la persona può lavorare o no.
Nessun standard per selezionare, tanto “devono fare i facchini, non “gli scienziati al Cern”
Selezionare i clienti? “ma sei uscito di testa?” “Chiunque paghi una tariffa decente è un cliente! magari ce ne fossero di più!” “scartiamo solo quelli che pagano troppo poco perchè non stiamo in piedi altrimenti!”
“Paghiamo lo stipendio tutti i mesi, di questi tempi baciarsi le mani, con la molla che c’è in giro! Cosa vogliono di più? Se non va bene la porta è aperta e grande”
Invece erano più pronti su quali misure avessero per “correggere” chi sbaglia, in quest’ordine di “gravità”:
cazziatone in pubblico da parte di qualche “responsabile”, lettera di richiamo e dopo un po’ che non hanno avuto effetto questi straordinari strumenti di autonalisi, cacciata a pedate nel sedere.
La cara vecchia scuola, che non delude mai.
Turnover : “Beh alto, chi è che vuole lavorare come facchino per sempre?”
Turnover clienti : “Beh, c’è chi va (sempre di più) e c’è chi viene (sempre meno, detto anche con risatina amara), come dappertutto”
Quando ho visto l’espressione all’ultimo punto mi sono fermato, sono onesto. Dovevo chiedere altre cose, ma non ce la facevo. Il mio livello di energia era sotto lo zero.
Volevo cambiare mestiere.
Ricapitolando:
- non investi un euro sulla formazione (se non quella obbligatoria perché “se succede qualcosa ti portano in galera”)
- non innovi mai, e lavori come se fossimo negli anni ’80 ai tempi di Wild Boys dei Duran Duran
- non sai come stai lavorando, andando totalmente a caso e sperando che “a da passà a nuttata”
- selezioni gente a caso, i primi letteralmente che passano con un curriculum in mano non hai nessuna replicabilità dei ruoli perché non hai nessun sistema di lavoro, ma “si fa quel che si può”
- la tua politica di fidelizzazione, incentivazione e crescita delle risorse migliori è ZERO.
- Quindi una persona in gamba piuttosto che lavorare per una società così, o gli hanno tagliato il gas in casa, o non ci va. Se suo malagurato caso, è capitata dentro, appena può scappa a gambe levate
- Clienti acquisiti totalmente a caso, presi a “sconto” o “mario il magazzinierie mi ha detto che la ditta Pinco vuole cambiare cooperativa” . E rischio, anche se ci sono buone intenzioni, di appalto non genuino
- I clienti che se ne vanno “è colpa della crisi” o “non capiscono nulla e vanno dai banditi”
- nessuna analisi degli errori e correzioni di rotta. Si lavora come la singola risorsa sa o può (o gli va)
- la gente cambia spesso, i clienti cambiano spesso.
- non si sa se i clienti sono contenti (ma “tanto se badiamo, la gente quando paga si lamenta sempre”) e se i propri operatori sono contenti.
I loro clienti li pagano poco ovviamente perché hanno un pessimo servizio.
O un servizio (per accidente fortunato e “eroismo degli operatori”) appena sufficiente.
Come caspita fai a farti pagare meglio, prendere nuovi clienti (e buoni) e tirare avanti?
E’ stato un miracolo che sei arrivato fino ad oggi. In qualsiasi altro settore un’azienda così facilona avrebbe chiuso da molto tempo. Ma quando parliamo di cooperative di facchinaggio le alternative spesso sono ancora peggio.
La missione della logistica e il VERO scopo (e GUADAGNO) di appaltare a una cooperativa
La missione della logistica è dare ciò che serve, come serve, a chi serve e quando serve.
Molto spesso invece succede che queste società interpratano la missione della logistica così:
dare quello che si trova, come si può, a chi (si spera) serva e quando c’è del tempo.
Il discorso a parere mio e dai riscontri che tutti i giorni è che le aziende hanno bisogno di una logistica che funzioni. Non di improvvisazione.
E più passa il tempo e più la funzione logistica diventa sempre più l’ago della bilancia verso i clienti finali delle aziende.
È finito il tempo dell’improvvisazione e delle “pacche sulla spalla”
Non dimentichiamoci che un’azienda, quando funziona bene, ha anche e soprattutto uno scopo sociale FONDAMENTALE e fa del bene ai clienti, ai propri collaboratori e alla propria comunità.
Non parliamo solo di fatturato, ma un’azienda che sta bene FA DEL BENE.
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