Appalto di manodopera: come evitare la somministrazione illecita e lavoratori esterni sul piede di guerra
Appalto di manodopera: QUANTO (in Euro) incide la soddisfazione dei lavoratori soddisfatti sul buon funzionamento e sui costi dell’appalto?
Numeri alla mano, quant’è la differenza di avere in logistica operatori che oltre che saper lavorare, siano motivati e produttivi rispetto a personale esterno che lavori controvoglia e senza nessun attaccamento (se non al pagarsi le bollette ogni mese)?
In questo articolo ti mostro quanto ti convenga avere personale esterno a cui interessano merci che gli “metti in mano” e che movimenta tutti i giorni.
Lo faccio raccontandoti la storia di 2 persone, che lavorano entrambi come magazzinieri. Mario e Sahid. I nomi sono inventati, le loro storie no.
Tutti e due sono abbastanza bravi nello svolgimento della loro mansione. Né campioni, né inadatti.
Tutti e due sono assunti come soci lavoratori, Mario dalla cooperativa “Pippo” , Sahid dalla cooperativa “Pluto”.
E vengono mandati a lavorare nel magazzino di un committente che ha appaltato la gestione logistica alla loro cooperativa.
Mario è un lavoratore soddisfatto, produttivo, attento e fedele a quelli che sono gli obiettivi dell’azienda committente.
È consapevole che ha in mano il ”destino” dei clienti finali dell’azienda dove si trova a lavorare in appalto.
Sa lavorare in squadra e non crea problemi. Ha rispetto del suo preposto (e prende ordini solo da lui, nel “Manuale Spiccio per appaltare a una cooperativa in modo sicuro e tutelare la tua azienda” trovi spiegato perché questo punto è fondamentale) e dei suoi responsabili.
Conosce anche le regole della normativa sugli appalti per non mettere nei guai l’azienda committente e la cooperativa in appalto.
E fa solo le ore che servono realmente, non “carica” se non sono necessarie per riuscire avere una busta paga più rotonda, perché ha già il giusto riconoscimento economico.
Ma se c’è da fare qualche sacrificio per supportare l’azienda committente se ha un picco di lavoro, non si tira indietro e lo fa con il sorriso.
Alla fine dei conti, è un lavoratore che produce utile per l’azienda committente.
Sahid invece, pur capace come lavoratore, tende a causare frequenti problemi e tensioni. Non è contento della sua paga, che giudica troppo bassa. E non ha nessun rispetto e rapporto dei suoi responsabili (non sa nemmeno che faccia abbiano).
Non sa nulla della normativa sugli appalti e prende ordini di lavoro un po’ da chi capita dell’azienda committente.
Per carità, il suo lavoro lo fa.
Ma del resto non non gli frega nulla, se non “farcela ad arrivare a fine mese”.
Se può fare ore extra per avere più soldi in busta, le fa, al di là che servano o meno. Se c’è un picco ed è casa, non si muove.
È in lite perenne con la cooperativa di cui è socio lavoratore, e non è minimamente fidelizzato, tanto una cooperativa è uguale a un altra.
È molto sindacalizzato, e spesso sta a casa in malattia o permesso. Non sempre motivati da una reale esigenza.
“Tanto per quello che mi pagano…”
Tende spesso ad agitare anche altri lavoratori della sua squadra e ha partecipato in modo molto energico negli anni a 4 scioperi e picchetti.
Morale della storia:
Immagino che se sei il responsabile di un’azienda, immagino che tu preferisca avere Mario, dato che stiamo parlano di appalto, cooperative e logistica in cui c’è un uso intensivo di manodopera.
Sono tanto distante dal descriverti situazioni che vedi tutti i giorni?
Quindi a “sensazione”, la prima cosa che dovrebbe fare una cooperativa che di lavoro “fornisce personale” in appalto (termine sbagliato, ma così ci capiamo senza complicare troppo i concetti) è mandare dai propri committente, gente che sia contenta di lavorare.
Dei “Mario”.
Che lavorano nell’appalto presso l’azienda committente e non creano problemi. Anzi, li risolvono.
Basic.
Talmente basic che nella realtà non funziona quasi mai così. Se pensi che “impossibile che a fare i magazzinieri ci siano pochi Mario e molti più “Sahid”, se si lavora bene clicca qui e ti mostro che non è proprio così LINK A VIDEO TRAILER PROFESSIONISTA DI MAGAZZINO
Ti faccio un esempio di questi giorni:
https://www.modenatoday.it/attualita/si-cobas-cgil-commento-evasione-levoni-alar-uno-2020.html
Vero che facendo certe “azioni discutibili” (fermo restando poi che tocca alla magistratura guardarci bene dentro), questi hanno risparmiato sulla “manodopera”.
Ma è ben vero che adesso le rogne che devono gestire e l’operatività se va a zampe per aria…alla faccia dei costi risparmiati (quando vengono a sequestrare i beni dei dirigenti dell’azienda, e il tuo nome finisce sui giornali, non è una festa)
Paghi “poco”? Ecco cosa succede
Un costo della manodopera “basso”, deriva da violazioni e appalti illeciti
SEMPRE.
Nessuna cooperativa viene nella tua azienda per farti della beneficienza.
Se costano poco (per ipersemplificare, dai 16€/l’ora in giù) ti stanno mettendo in rogne grosse
- appalto illecito di manodopera
- DURC sanzioni committente
- interposizione di manodopera
- appalto non genuino
- per finire nella responsabilità solidale negli appalti del committente
(in funzione ovviamente della dimensione dell’appalto e delle irregolarità)
Oltre a questi problemi, pagare poco per la cooperativa in appalto nasconde sempre dei altri costi aggiuntivi.
A cui in trattativa e nel breve periodo nessuno da peso, ma poi saltano fuori.
Sono i costi legati a grossi problemi operativi che derivano dai lavoratori in appalto (o subappalto) sottopagati.
Costantemente sul piede di guerra.
Se io ti pago poco, oltre che rendere poco, ti causo facilmente problemi. Semplice.
Qua un esempio:
Quando appalti, presumo tu lo faccia per ridurre i costi, aumentare la flessibilità (specie in caso di picco o calo delle vendite e incertezze del mercato) e delegare le “rogne” connesse alla gestione del personale in appalto.
Se sei un responsabile d’azienda sai bene cosa significhi essere concreto e avere i numeri in mano.
Mi occupo della fornitura del servizio logistico da oltre 11 anni e di numeri su appalti ne ho visti.
Qualche giorno fa mi è capitato sotto mano questo articolo “Cooperative e pallottole, il Far West della logistica”
Un passo di questo articolo mi ha fatto subito incazzare:
quello che dice che la logistica italiana è tra le ultime in Europa
Secondo le graduatorie della Banca Mondiale la logistica italiana è tra le più scadenti in Europa, al quindicesimo posto.
Spiegando i motivi che rendono la logistica italiana scadente, quell’articolo ha detto delle cose interessanti, vivendole in prima persone te le posso confermare.
Quanto incide una cooperative non regolare sui danni alla logistica?
Uno dei problemi più gravi è il legame tra una cattiva logistica e un certo tipo di cooperative.
Queste cooperative sono “quelle che eludono il fisco, non pagano i contributi dei lavoratori e nascono e muoiono più volte quasi per miracolo cambiando solo il nome. Da monte a valle, le regole si perdono come in un telefono senza fili. E a risentirne sono inevitabilmente i lavoratori, con paghe orarie da fame, turni di lavoro disumani e pochi, pochissimi, diritti”.
E nel dettaglio, queste cooperative oltre che danneggiare lo stato mettono nelle condizioni chi lavora di danneggiare i committenti.
Perché:
Cooperative che forniscono personale poco serie, a “basso costo” producono lavoratori incazzati.
E costi fuori controllo per l’azienda committente
La gente, stranamente, vuole essere pagata quando ha svolto un lavoro.
Se non viene pagata, ancora più strano, tende a incazzarsi.
Quando paghi qualcuno meno di quanto dovresti, non crei in azienda un clima produttivo collaborativo, “peace and love”.
E se hai gente incazzata, non attiri i “Mario” perché con i “Sahid” di solito non vanno d’accordo.
Il nostro articolo continua così:
“non è un caso che la grande maggioranza dei lavoratori delle cooperative […] sia costituita da immigrati comunitari ed extracomunitari, magari irregolari, «che hanno difficoltà con i permessi di soggiorno, sono più deboli e quindi più ricattabili».
Persone che in molti casi mettono una firma in fondo a un contratto, senza neanche capire una parola di quello che c’è scritto sopra. Nei pagamenti, in effetti, l’illegalità sembra essere la regola”.
“Molti immigrati non sanno neanche cos’è una cooperativa […] o cosa sono i contratti nazionali. Le situazioni peggiori si trovano nelle cosiddette “cooperative etniche”, in cui ci sono veri e propri caporali che sfruttano i connazionali che, in quanto tali, sono portati a fidarsi e accettano di tutto, finché non ne possono più”.
E quando non ne possono più vanno poi in scena picchetti, scioperi, proteste, occupazioni e presidi.
Molto spesso la situazione è talmente esplosiva e fuori controllo che davanti ai cancelli dei magazzini si arriva a vere e proprie scazzottate tra i responsabili delle cooperative e gli appartenenti alle organizzazioni sindacali.
Un finto risparmio che porta costi e problemi reali
Secondo il pm di Milano Carlo Nocerino, che assieme all’INPS, ai Carabinieri, alla Guardia di finanza e alla prefettura ha creato una task force per combattere queste situazioni all’interno del mondo della logistica, il problema «è che la committenza è connivente, sa quello che accade, ma accetta per risparmiare sulla manodopera».
Su questa cosa non è proprio così per la mia esperienza.
Anche le aziende “furbette”, quando iniziano ad appaltare cercando facili risparmi, non sanno fino in fondo cosa le aspetta. E non vogliono gente che gli crea problemi.
Solo che mano a mano finiscono in un vortice, magari dopo qualche anno, molto complicato da gestire.
Conosco diversi imprenditori che ci sono passati, per cui lo dico con cognizione di causa.
Nessuno di loro alla fine della giostra avrebbe rifatto le stesse scelte.
La maggior parte degli imprenditori che ho conosciuto non avrebbe mai accettato di affidarsi consapevolmente a cooperative che operano in modo illegale, che non pagano in modo corretto i lavoratori (o che non li pagano affatto) e che hanno rapporti stretti con la criminalità organizzata.
Semplicemente un basso costo su preventivo, magari giustificato da qualche bella chiacchiera e da un “ma si in Italia non si può fare tutto in regola, al massimo se arriva una sanzione la paghiamo”, attira.
E per qualche anno magari ti funziona anche.
Per poi crollare tutto e rischiare che domani nessuno carichi i tuoi camion destinati ai clienti finali.
Nessuno si diverte in questi casi e i telefoni delle aziende diventano roventi.
Quando non sai se domani i tuoi clienti riceveranno le tue merci perché 40 persone sono fuori dai cancelli che urlano con i megafoni, sai che risparmio che hai ottenuto….
Guardare solo al costo di manodopera (cercando il risparmio) significa ignorare il resto
Facciamo insieme un pò di conti “della serva”:
- Quali costi e quale impatto sulla produttività possono avere picchetti e scioperi continui?
- Quali costi può avere affidarsi a persone che (venendo sotto pagate e sfruttate non potrebbe essere altrimenti) lavorano con scarsissima attenzione e motivazione?
- Quali costi e quali conseguenze può avere ritrovarsi ad avere a che fare con un fornitore di personale in outsourcing che da un giorno all’altro viene arrestato? Quale impatto può avere sull’attività del tuo magazzino?
- Quali costi può avere, a livello di danno d’immagine, che la tua azienda venga citata in un articolo di giornale o in un servizio televisivo che parla di una protesta che è degenerata in scontri violenti?
- Quali costi può avere, a livello di danno d’immagine, che la tua azienda venga associata a comportamenti e a pratiche illegali?
Buttiamo giù dei conti insieme, e scoprirai che il “risparmio” confrontando dei preventivi, nella realtà non è proprio così ghiotto.
Cosa vuol dire quando ti propongono delle belle tariffe al risparmio?
Posso dirtelo in modo tecnico da addetto del settore logistico.
Ma lei può spiegartelo in modo molto più efficace.
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